venerdì 22 novembre 2013

QUELLI DI... SERIE A 2013/2014 | Il Genoa travolge il Napoli, finisce pari tra Fiorentina e Bologna. Nell'anticipo beffa a Verona: l'Inter fa 3 punti in zona Cesarini.

Nel giovedì uggioso della seconda giornata di campionato i pensieri volano lontano dal terreno di gioco: Tarasco è diventato papà per la seconda volta, Posa e Volpe hanno smesso di fumare, e Ciriello ha sbancato la poker room di Ginosa Marina… rispetto a tutto ciò, il calcio diventa contorno. Un contorno con tre risultati a sorpresa.

VERONA-INTER: 5-6
L'anticipo settimanale ha portato bene all'Inter che ha conquistato i primi tre punti stagionali, sebbene a fatica contro un’ottima Halles Verona, che sulla carta partiva favorita e che forse ha pagato troppo il fatto di giocare in condizioni climatiche avverse. La sensazione immediata è che in questo campionato quasi tutti i giorni sarà così. Le squadre in gara tutto sommato si equivalgono. In questo caso è andata bene ai neroazzurri di Ciriello.
Il primo tempo è stato nettamente appannaggio del Verona, che ha giocato meglio arrivando spesso dalle parti di Cosimo Cantore, il quale ha compiuto una serie di autentici miracoli che hanno permesso ai suoi di giungere al riposo sul passivo di 3-2 e di provare la rimonta nella ripresa. Il secondo tempo si è aperto con un episodio sfortunato che ha rischiato di trasformare il campionato in un "memorial Walter Surdo", il fuoriclasse veronese scivolando si è procurato un brutto infortunio al braccio. Frattura scomposta di un polso e campionato finito per lui, un’avventura durata poco più di mezzora per uno che alla viglia è stato corteggiato da almeno quattro delle sei squadre partecipanti. Superata l’impasse dovuta allo spavento, Trullo ha preso il posto di Walter Surdo in mezzo al campo e quando il gioco è ripreso il copione della partita è sembrato lo stesso del primo tempo: l’Inter ha accorciato le distanze con il nuovo acquisto Minerva, ed il Verona le ha ristabilite con capitan Luisi, tutto fino al momentaneo 5-4. Nel finale, quando la partita non sembrava avere più molto da dire, Posa si è preso sulle spalle la squadra ed ha estratto dal cilindro due giocate d’alta scuola che hanno ribaltato incredibilmente il risultato. Nei novanta minuti nessuna delle due squadre è arrivata ai 5 falli, il tutto a riprova della correttezza del match. A riprova invece di quanto fosse scivoloso il terreno, tutti i giocatori almeno una volta nel corso della partita, si sono ritrovati gambe all'aria e culo per terra. Ma questa è un’altra storia.

IL PEGGIORE il terreno di gioco, voto 3. Scivoloso da far invidia a una pista di pattinaggio, già teatro degli scontri tra il Val Venosta e il Cortina Hockey nel 1600 vede ora combattere delle battaglie molto meno nobili tra guerrieri decisamente meno abituati alla cadute. Walter Surdo lascia sul campo di battaglia un polso. Da queste parti, quando piove, casca più acqua di quanta se ne veda al sottopassaggio vecchio di Ginosa Marina. CAMPO… ORTOFRUTTICOLO
IL MIGLIORE Cosimo Cantore (INTER), voto 9. In casa neroazzura di portieri così non se ne vedevano da tempo. Si cala nella parte ed entra in campo con un ki-way grigio e blu, interista style. Complici i colori che indossa, sembra spiaccicato il fratello dopato di Walter Zenga: para l’imparabile e lo fa nei modi più assurdi, di mano, di testa, di piedi, di petto. Apostrofa in mille modi i suoi compagni che sprecano di tutto, memorabile il “siete come Emilio Fede e Platinette!!!” gridato a Posa e Mancuso che gigioneggiavano a porta libera. Incomprensibile quando comunica, però nel complesso ha sventato cinquantacinque palle gol ed è stato il grande protagonista del match. UOMO RAGNO.

GENOA-NAPOLI: 15-10
Quella tra Genoa e Napoli è stata una partita bellissima sul piano umano, si affrontavano due squadre con tifoserie “gemellate”, sia nel calcio vero che in questo torneo, e quindi non sono mancati abbracci, strette di mano e complimenti reciproci. Sul piano prettamente calcistico invece, a dispetto del risultato “pirotecnico”, quella tra Napoli e Genoa è stata una partita lenta, giocata su ritmi così blandi da rischiare di “far scappare a sonno” qualcuno. I giocatori in campo come metalmeccanici nel dopo-lavoro: palle lunghe e disimpegni degni del peggior Aldair.

Fortunatamente pare che l’arbitro, Pierino D’angelo della sezione di Bongallina, prima della partita si fosse scolato una tanica di caffè (fonti non accertate, alcuni sostengono fosse birra), il che gli ha permesso di rimanere vigile per tutto l’arco del match. 

La partita, cominciata con mezzora di ritardo sulla scaletta per “assenza” di Pierino (unico caso al mondo di ritardo imputabile all’arbitro), è stata caratterizzata da un primo tempo moscio e da una ripresa –laddove possibile- ancora più moscia. Malgrado i ritmi soporiferi, è finita comunque in gloria per i genoani che hanno conquistato i tre punti, messo a segno un numero impressionante di reti ed agganciato l’Inter in testa alla classifica. Dopo un primo tempo equilibrato chiusosi sul parziale di 4-4, nella ripresa i padroni di casa hanno dilagato, imponendosi con un largo 15-10 finale. Determinante per il Napoli è stata l’uscita dal campo di Gianvito Volpe, che come il Bobo Vieri dei tempi d’oro, ha abbandonato la gara “a mezza messa” perché doveva prendere parte ad una festa. Una vittoria comunque meritata quella dei rossoblù, maturata grazie ad una straripante prestazione di Giannini, attualmente capocannoniere del torneo, che ha corso come un furetto per tutti i 90’minuti, dimostrando di avere più benzina di tutti. Francesco Guarino gli si è opposto alla meglio, mettendoci la faccia (ed anche il naso!), ma il volto della partita è rimasto lo stesso.

IL PEGGIORE Michele Ignazzi (NAPOLI), voto 3. E’ come giocare con una radiolina sempre accesa in campo: parla tutto il tempo. Dispensa consigli, rimproveri, commenti e disquisizioni tecnico-tattiche alla Bruno Longhi, senza però entrare mai nel vivo del match. In verità è anche un po’ sfortunato quando finalmente prova a costruire il gioco, oltre che a commentarlo. Sul finire del primo tempo si abbandona ad intemperanze inconsulte, e un po’ come Schettino sulla Concordia minaccia l’abbandono della nave che affonda. DILETTANTISMO.
IL MIGLIORE Claudio Giannini (GENOA) voto 9. Entra in campo esaltato come un ciclista dopato al Tour de France, quando tocca il suo primo pallone si capisce subito che per il Napoli non sarà una giornata facile. I suoi compagni di squadra lo chiamano “Flash” e non si fa fatica a capirne il motivo: macina kilometri ad una velocità media da fare invidia ai motore Ferrari nelle prove libere di Miranello. Il look è quello di un pornodivo navigato e Ignazzi (che è del ramo) fa il pignolo e gli conta i centimetri ogni volta che batte una palla inattiva. Alla fine tutto finisce in una richiesta d’amicizia su Facebook… accetterà? USAIN BOLTT

BOLOGNA-FIORENTINA: 5-5
L’arbitro Pierino D’angelo è riuscito a condurre magistralmente in porto una partita che definire nervosa è dire poco. Si affrontavano due squadre alla ricerca dei primi punti in classifica (il Bologna veniva dalla gara rinviata della prima giornata, ed i viola dalla sconfitta contro il Napoli), il risultato finale non poteva che essere quel pari che muove la classifica di entrambe, ridimensionando però il Bologna, alla vigilia indicata da tutti come l’ammazza-torneo. 
Per ora la ribattezziamo l’ammazza-Pugliese, in considerazione del trattamento riservato all’attaccante viola, messo ko ad ogni uno contro uno. Si arriva ai cinque falli dopo nemmeno dieci giri di lancette, ed il più oxfordiano di tutti smadonna ogni qualvolta viene sfiorato. I morti invocati fanno pensare che partite del genere sarebbe meglio giocarle il 2 novembre. La prima frazione si è chiusa col Bologna in vantaggio 5-4, riflesso di un primo tempo giocato meglio dagli ospiti, che hanno creato diversi grattacapi a Tommaso Ludovico. Nella ripresa però i rossoblù sono calati vistosamente, concedendo campo a Duca che altro non aspettava per ferire in contropiede e riequilibrare la partita. Il resto è pura caciara fino al triplice fischio. Finisce 5-5, un pareggio giusto per due squadre che quasi certamente dimostreranno in seguito le proprie reali potenzialità, e che si spera si facciano una camomilla in più prima di scendere in campo. Perché così proprio non va.

IL PEGGIORE Giuseppe Galante (BOLOGNA), voto 5. Gioca bene, solo che per lui il calcio è una guerra, e in ogni partita qualcuno deve morire. Richiama i suoi alla fase difensiva con la pacatezza di Trapattoni nelle interviste in tedesco, picchia come Delio Rossi da ubriaco, e dopo aver scaraventato Pugliese sul secondo gradone della tribuna, invoca un improbabile “spalla a spalla, regolareee!”. A fine gara si porta a casa 3 stinchi, una caviglia e 7 malleoli di origine fiorentina certificata. COLLEZIONISTA… DI OSSA!
IL MIGLIORE Vincenzo Duca (FIORENTINA), voto 7. E’ il migliore dei suoi, se non altro l’unico a mantenere la calma in una partita per nervi forti. Il ke-way degli Iron Maiden con cui si presenta in campo preannuncia un agonismo estremo, poi però gioca una partita pulita, di corsa.. tantissima corsa, qualcuno lo avvisi che come i bicchieri dei coktail il sabato sera, prima o poi, anche il campo finisce. Nei novanta minuti segna quattro gol ed è l’unico tra tutti a non smadonnare. Sgargiante nell’inedita veste di paciere. CATTOLICO.

Una menzione finale, a parte, la merita l’infortunio accorso ad Angelo Calabrese I°. Il “capellone” del Parma Club, grande sabotatore di questo torneo, si è procurato una distorsione al 1’ minuto di gioco durante la sfida contro l’Erchie. Considerato che sulla pagina del gruppo, sapientemente, qualcuno gliel’aveva tirata, è giusto rimediare facendogli pubblicamente gli auguri per una pronta guarigione. Gli stessi auguri li rivolgiamo anche a Walter Surdo. Come già scritto, il centrocampista dell’Halles Verona dovrà recuperare dal brutto infortunio al polso destro rimediato nell’anticipo di mercoledì scorso contro l’Inter. Corteggiato da tutte le squadre prima dell’inizio del torneo, la sua avventura è durata solo trenta minuti. Sfortunatissimo. Forza Angelo e forza Walter. 

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